Andreoli Vittorino - 2010 - Le nostre paure by Andreoli Vittorino

Andreoli Vittorino - 2010 - Le nostre paure by Andreoli Vittorino

autore:Andreoli Vittorino
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: Psychology, Emotions
ISBN: 9788817046169
editore: Bur
pubblicato: 2011-01-14T23:00:00+00:00


La stupidità

Mentre la banalità è un atteggiamento che dequalifica ogni azione che si compie, ogni esperienza, ogni cosa che si incontra dentro il mondo, la stupidità è un agire, perché la si evidenzia sempre attraverso qualcosa di fatto o di detto, e dunque nel compiere dei gesti, voluti o inconsapevoli.

Ha dunque un diverso impatto.

La banalità è rilevabile nell'essere, la stupidità nei segni che lascia nel mondo. L'uomo stupido sporca la scena in cui è inserito come attore.

Uno dei grandi errori, che mi sembra vada particolarmente sottolineato, è quello di avere legato la stupidità all'intelligenza, e di averla definita come una sua deprivazione.

Io sono convinto invece che la stupidità esprima una funzione propria della mente, con leggi e una «logica» precisa, e che dunque non si riduca a mancanza di quanto si definisce intelligenza, ma abbia una diversa dimensione.

Un qualcosa di simile è accaduto per la follia al tempo in cui era ritenuta sragione, dunque un errore nel funzionamento della razionalità perché non seguiva la dimensione temporale propria del ragionamento logico, non rispettava il principio di non contraddizione.

Si è visto invece che la follia ha una sua struttura, che è altro rispetto a quella della ragione.

La stupidità non è mancanza di intelligenza; ha una propria individuazione specifica e persino una funzione, e assolve a compiti specifici (e utili) nel singolo individuo e nella specie umana.

La stupidità è in linea con l'evoluzione e con gli imperativi della sopravvivenza che, come si è già intravisto, tende alla omogeneizzazione ed alla collettivizzazione o massificazione dei caratteri e dei comportamenti diminuendo le diversità, che tendono a essere eliminate.

Con questa premessa cadono molte delle affermazioni che si trovano nella letteratura dedicata alla stupidità, percepita come antitesi dell'intelligenza.

Non ha senso di fronte al proposito di definire la stupidità, la domanda a chi compete farlo: se allo stupido perché lo è o all'intelligente che, non vivendo l'esperienza diretta, non la può esperire.

La contrapposizione non è tra stupidità e intelligenza, non fosse altro perché esistono atti di stupidità da parte di chi è addirittura intelligentissimo.

Così non appare più un paradosso logico quello che già Robert Musil aveva sottolineato nella celebre conferenza tenuta a Vienna nel 1937,2 su invito della Federazione Austriaca del Lavoro. Aveva sostenuto che «chiunque voglia dire oppure ascoltare con profitto una cosa qualunque a proposito della stupidità, deve presupporre di non essere egli stesso stupido. Perciò egli ostenta la sua intelligenza, benché ciò sia generalmente considerato un segno di stupidità!».3

Sono due termini che distinguono due funzioni diverse della mente e del comportamento dell'uomo. La stupidità è sovente fonte straordinaria di successo, non così l'intelligenza.

Ponendo il binomio intelligenza-stupidità come fondamento per sostenere che se c'è l'una manca l'altra, si cadrebbe, com'è accaduto anche al filosofo spagnolo José Antonio Marina, che se ne è occupato nel saggio Il fallimento dell'intelligenza,4 nell'errore di caratterizzarla in negativo, di leggere la stupidità - lo ripetiamo - come assenza di intelligenza.

Invece la stupidità è un tipo di strutturazione a sé stante.

Un modo di funzionare dell'encefalo che ha caratteristiche e natura indipendenti dall'intelligenza. Talmente precise e radicate da riscuotere persino il massimo «successo» generale.



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